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20140414-sudanA circa tre anni dall’indipendenza dal Sudan, ottenuta nel luglio 2011 dopo una sanguinosa guerra civile, il Sud Sudan non ha trovato ancora una sua stabilità. Gli sforzi per trasformare il paese in uno Stato efficiente sono stati ostacolati dagli scontri tra le varie comunità, dalla violenza delle milizie armate, dai conflitti locali per il controllo delle risorse naturali. A partire dal 15 dicembre 2013, si è innescata un’ondata di scontri mortali tra due fazioni contrapposte (Sudan People’s Liberation Movement -SPLM – e Sudan People’s Liberation Army -SPLA), causando più di 694.300 sfollati interni e forzando altri 31,500 rifugiati sud sudanesi a fuggire nei paesi limitrofi quali Etiopia, Kenya, Sudan and Uganda. A questo si aggiunge la pressione dovuta all’alto numero di rifugiati provenienti dai paesi limitrofi, a loro volta interessati da combattimenti. Il più grande flusso giunge dal Sudan, diversi rifugiati arrivano dalla Repubblica Democratica del Congo e dalla Repubblica Centrafricana in fuga dagli attacchi dell’Esercito della Resistenza del Signore. In Sud Sudan e nei paesi limitrofi, per i rifugiati in fuga dalle violenze e dai conflitti della regione, il viaggio per mettersi in salvo è spesso a piedi e dura anche 6 settimane. La maggior parte delle persone in fuga sono donne e bambini e non hanno cibo: sono costretti a nutrirsi di foglie e radici, bevendo acqua sporca e non potabile, molti muoiono durante il percorso. Chi sopravvive e arriva nei campi rifugiati spesso soffre di malnutrizione e i più colpiti sono i bambini. Alcune indagini svolte in Sud Sudan nel 2012 hanno registrato tassi di malnutrizione acuta fino a raggiungere il 39.8% nel campo rifugiati di Yusuf Batil. Considerato il dato allarmante, l’UNHCR ha avviato un programma specifico di sostegno nutritivo a 31.215 bambini rifugiati di età inferiore a 5 anni in 5 campi rifugiati, 4 nella regione dell’Alto Nilo (Doro, Yusuf Batil, Gendrassa, Kaya) e 1 nella regione di Unity (Ajoung Thok, ex Yida). Obiettivo dell’intervento è la riduzione dei tassi di malnutrizione infantile (GAM – Malnutrizione globale acuta e SAM – Malnutrizione severa acuta) sotto il livello di emergenza (rispettivamente 10% e 2%).
Le principali attività previste sono:
1. Screening periodici, almeno una volta al mese, delle condizioni di salute dei bambini tra i 6 mesi e i 5 anni attraverso la misurazione della circonferenza brachiale (o MUAC, dall’inglese middle upper arm circumference). Il MUAC misura il fenomeno acuto, cioè la perdita di massa muscolare: se la circonferenza del braccio del bimbo tra i 6 mesi e i 5 anni raggiunge la “zona rossa” significa che il bambino è affetto da malnutrizione acuta grave.
2. Registrazione e trattamento dei casi di malnutrizione acuta: ai bambini identificati di età tra i 6 mesi e i 5 anni viene somministrato latte terapeutico o plumpy nuts (cibo terapeutico pronto all’uso, costituito da un impasto composto da latte e burro di arachidi, con l’aggiunta di tutti i micronutrienti essenziali per curare la malnutrizione acuta grave) in base alle condizioni di salute dei bambini stessi. In assenza di complicazioni mediche ai bambini verrà somministrato plumpy nuts, in caso contrario i bambini veranno trattati all’interno dei centri di nutrizione dove, oltre ai controlli medici, verrà somministrato latte terapeutico.
3. Realizzazione di attività di sensibilizzazione sui programmi di nutrimento per i bambini. Questo programma include diverse attività di educazione rivolti alle mamme sul trattamento dei bambini affetti da malnutrizione acuta. Attraverso la distribuzione settimanale di materiali informativi e sessioni di formazione vere e proprie, alle mamme viene insegnata la preparazione del cibo e vengono effettuate sessioni per ottimizzare l’allattamento al seno .
4. Costruzione di due centri di nutrizione. Si stima che per monitorare al meglio le condizioni di salute e di nutrizione è necessario un centro di nutrizione ogni 10 mila rifugiati. Considerato che i bambini coinvolti nel programma sono più di 30 mila, è indispensabile la costruzione di almeno due centri.
5. Fornitura di cure e prodotti terapeutici complementari ai bambini e alle mamme affetti da anemia. I tassi di anemia sopratutto tra i bambini al di sotto dei 5 mesi (32,6 fino al 54,8 %) e tra i bambini di età compresa tra i 6 e i 23 mesi (50,2% fino al 70,7 %) sono molto alti all’interno dei campi per la mancanza di cibo nutritivo. Le madri e i bambini identificati sono sottoposti a test medici. A loro vengono forniti prodotti terapeutici per ridurre l’anemia